Come capire se un cane è fobico?

Cane fobico? Approfondisci le cause, i segnali e i metodi consigliati per far passare le fobie al tuo cane.
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cane fobico

Diagnosticare con certezza un certo tipo di fobia non è così semplice. Paure, fobie, ansie e stereotipie (queste ultime vengono definite disturbi ossessivi compulsivi) sono tra i disturbi comportamentali più difficili da diagnosticare e, in parte, anche curare.

Tanto per farvi capire la difficoltà, paura e ansia sono probabilmente strettamente correlate ma possono non essere identiche a livello neurofisiologico (secondo Treccani neurofisiologia = ramo della fisiologia che studia i fenomeni connessi con l’attività degli elementi del tessuto nervoso.).

Differenza tra paura, fobia e ansia nel cane

La paura è uno stato emozionale necessario per la sopravvivenza della specie che, diviene patologico, quando la manifestazione comportamentale è eccessiva rispetto alla situazione. In quest’ultimo caso si parla quindi di fobia.

Overall (2001) definisce la paura come “un senso di apprensione associato alla presenza o alla prossimità di un oggetto, una situazione o una categoria sociale”, mentre con il termine fobie sono indicate le “reazioni di paura fuori contesto, cioè reazioni con una intensità eccessiva rispetto alla situazione” ( Shull-Selcer & Stagg 1991).

Se poi la “paura è svincolata da circostanze immediate non pericolose e di persistenza, inibendo reazioni vantaggiose per il soggetto e tali da ostacolare le normali attività del vivere quotidiano, si parla di ansia” (Ferraris 1998).

Recenti studi hanno evidenziato che il problema delle fobie è molto più diffuso di quanto si pensi, perché, il più delle volte, emerge che la fobia è spesso presente come problema comportamentale collaterale.

Cosa si intende per cane fobico?

Per determinare se la paura o la risposta di paura sia anormale o inappropriata va analizzato il contesto.

Faccio un esempio: c’è un serpente in casa. Lo vedo e scappo per il timore di essere morsa. Questa risposta è del tutto normale anzi, per utilizzare il termine tecnico corretto, si tratta di una risposta adattiva

Se invece il serpente in casa non c’è più ma continuo ad averne paura, questa paura è irrazionale e se persiste nel tempo diventa di tipo maladattivo.

Le paure, sia normali che anormali, si manifestano come risposte di tipo graduale e l’intensità della risposta dipende dalla prossimità, o percezione della prossimità, dello stimolo.

Una risposta improvvisa, profonda e anormale che determina comportamenti di estrema paura viene definita fobia.

Inoltre, le paure possono svilupparsi gradualmente, mentre le fobie si sviluppano rapidamente.

Un cane che difronte ad uno stimolo, come per esempio una porta che sbatte, manifesta una risposta immediata ed eccessivamente ansiosa, viene definito cane fobico.

All’origine di una risposta fobica si colloca quasi sempre un evento molto pauroso e traumatico oppure il cane stesso ha dei problemi relativi alla paura ben radicati e la stessa paura agisce da fattore rinforzante.

In linea di massima un cane fobico cercherà di evitare a tutti i costi quelle situazioni che potrebbero scatenargli la fobia; se, al contrario, non è evitabile allora le tollera mostrando però intensa ansia e disagio.

Il fattore stress e lo sviluppo delle fobie nei cani

Il cane non parla l’italiano e questo rappresenta, il più delle volte, un problema per il proprietario perché percepire lo stress nel cane e soprattutto quantificarlo è molto difficile.

Troppo spesso, inoltre, si presuppone che se il cane non prova dolore, allora sta bene. In realtà non è così perché i problemi legati alle paure, le fobie e l’ansia rappresentano i disturbi più comuni nei cani ma, aggiungo, anche negli esseri umani. Più a lungo passano inosservati, e quindi non curati, più si complicano.

È importante quindi cambiare il modo di concepire il benessere dei cani e imparare a considerare anche ciò che non è visibile.

Lo stress nei cani: quanti tipi ne esistono?

  • Eustress – stress positivo; serve al benessere del cane, alla sopravvivenza e alla riproduzione
  • Stress neutrale – né dannoso né nocivo a lungo termine
  • Distress – stress negativo; non è dannoso in sé, ma la risposta che ne deriva può interferire a lungo andare con il benessere del cane

Come agisce internamente lo stress?

La percezione dello stress fa sì che all’interno dell’organismo inizino ad esserci dei cambiamenti.

  • Una sfida alla portata del cane determina il rilascio di noradrenalina (è un ormone che stimola la respirazione, la vasocostrizione, il cuore e il metabolismo) e all’incremento del testosterone
  • In uno stato di ansia, aumentano l’adrenalina (è un ormone che prepara l’organismo a reagire a situazioni di pericolo), la renina e gli acidi grassi
  • Nel distress, aumenta il cortisolo (un ormone che inibisce le funzioni corporee non indispensabili nel breve periodo, garantendo così il massimo sostegno agli organi vitali. Fa aumentare la gittata cardiaca, aumenta la glicemia, riduce le difese immunitarie, e tanto altro)

Come si comporta un cane pauroso e uno fobico?

Riconoscere i segnali è fondamentale per comprendere se il cane stia provando paura o meno. Va però sottolineato che questi comportamenti, se considerati da soli e in assoluto, non sono sufficienti ad indicare che l’animale provi paura. Devono quindi essere letti nel loro complesso e soprattutto bisogna tenere conto delle specifiche morfologiche di razza:

  • Fuga
  • Comportamento di evitamento
  • Abbassare o ripiegare la coda
  • Appiattimento delle orecchie
  • Piloerezióne
  • Accelerazione della respirazione
  • Tremori muscolari
  • Pupille dilatate
  • Emissione di urina e feci
  • Spremitura dei sacchi anali
  • Immobilità (forte paura)
  • Blocco totale (forte paura)

Le fobie differiscono qualitativamente e quantitativamente dalle paure, ma sono così spesso legate tra di loro che vengono considerate insieme perché probabilmente collegate a livello neurochimico.

Cane fobico cosa fare?

Il cane fobico può e deve essere aiutato. Il trattamento, in genere, si avvale sia della terapia comportamentale che di quella farmacologica.

Nel caso della terapia comportamentale, quella cioè di cui mi occupo, il protocollo consigliato prevede tempi di recupero lunghi e consiste in tecniche di:

  • Rilassamento
  • Desensibilizzazione sistematica
  • Contro-condizionamento

È importante inoltre sottolineare che la terapia comportamentale comporta modificazioni dell’emotività del cane che si ottengono attraverso esercizi/giochi di ricerca, come i detection games e con il miglioramento della relazione con il proprietario che, dal punto di vista del cane, deve essere considerato una base sicura. Si lavora, inoltre, sulla sua modalità di rapportarsi con l’ambiente mediante l’applicazione di regole e l’utilizzo prevalente di rinforzi positivi.

Per quanto riguarda la terapia, questa consiste in un trattamento farmacologico talvolta combinato o sostituito da trattamenti non convenzionali quali l’omeopatia, la floriterapia e la feromonoterapia.

In uno studio condotto dall’Università di Pisa (Mariti, Antoni, Gazzano, Ducci, Sighieri e Martelli) sull’efficacia dei prodotti terapeutici abbinati alla terapia comportamentale, è emerso un dato molto interessante.

La ricerca è stata condotta su 24 cani di sesso, razza ed età disomogeneo affetti da fobia. Il trattamento ha sempre previsto una terapia comportamentale, e solo il 20% dei casi si è avvalso dei farmaci psicotropi. Alla quasi totalità dei cani in questione sono stati somministrati medicinali non convenzionali quali feromoni (50%), rimedi omeopatici (16,7%), e Fiori di Bach (83,3%).

Nel follow up si sono presentati solo 15 cani su 24, e i risultati sono stati molto interessanti perché i protocolli terapeutici utilizzati hanno determinato:

  • un miglioramento della fobia nel 73.3% dei casi
  • una risoluzione completa corrispondente al 33,3%
  • nel 26,7% dei casi non vi è stato nessun tipo di miglioramento.

Il dato interessante emerso da questo studio è che la fobia si è totalmente risolta laddove la terapia comportamentale è stata associata a quella farmacologica, sia di tipo convenzionale che non, mentre il parziale miglioramento è attribuibile alla sola terapia comportamentale.

L’insuccesso, invece, è dovuto alla non perfetta applicazione della terapia comportamentale da parte dei proprietari dovuta, in particolar modo, al fatto che essendo un programma lungo, spesso lo interrompono perché non hanno pazienza o perché nell’ambito familiare vi è incoerenza.

I feromoni appaganti possono aiutare un cane fobico?

I feromoni appaganti canini, per intenderci l’Adaptil, si sono dimostrati molto efficaci nel trattamento delle fobie, soprattutto quelle da rumori, e anche nel caso di fobie da fuochi d’artificio (Sheppard e Mills 2003 e Pageat e Gaultier 2003). La terapia con i feromoni appaganti inoltre mostra una grande efficacia in un’ampia varietà di situazioni che inducono paura.

In conclusione, come far passare le fobie al cane?

Questi dati suggeriscono che è possibile, attraverso un’adeguata diagnosi seguita da una terapia comportamentale e farmacologica anche di tipo non convenzionale, ridurre o eliminare la paura nei cani fobici, renderli più gestibili e soprattutto salvaguardarne il benessere psicofisico.

Cinzia Cecconi
Direttore Sportivo
Riabilitatore comportamentale riconosciuto CONI

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